Cedolare secca bis

La Legge di Bilancio 2019 (articolo 1 co. 59 della L. 145/2018) ha ampliato l’ambito di applicazione del regime della cedolare secca sulle locazioni di alcuni immobili ad uso commerciale, prevedendo dunque l’imposta sostitutiva dell’IRPEF pari al 21% calcolata sul canone di locazione annuale stabilito tra le parti, non solo alle civili abitazioni, ma anche ad alcune tipologie di immobili ad uso commerciale.

In particolare il regime opzionale trova applicazione ai contratti di locazione relativi a negozi in categoria catastale C/1 (negozi e botteghe) ed alle relative pertinenze, la cui superficie non sia superiore a 600 metri quadrati (senza includere nel computo le pertinenze).

L’applicazione della “flat tax al 21% risulta vincolata al tempo della stipulazione del contratto:

i canoni di locazione oggetto a tassazione separata sono, infatti, solo quelli derivanti da contratti stipulati a partire dal 1 gennaio 2019. La normativa, perseguendo finalità antielusive preclude l’applicazione della cedolare secca ai contratti di locazione in corso alla data del 15 ottobre 2018, che successivamente siano stati risolti per poi essere stipulati ex novo tra i medesimi soggetti ed in relazione allo stesso immobile dopo l’entrata in vigore del regime sostitutivo.

L’estensione della cedolare agli immobili di categoria C/1 con superficie non superiore a 600 mq mira a perseguire il pregevole intento di arginare il problema dei locali sfitti ma nel contempo da un lato, conferma la tendenza all’introduzione di regimi ”flat” che erodono sempre di più il principio di progressività a cui il nostro sistema tributario dovrebbe essere costituzionalmente orientato, e dall’altro, potrebbe generare effetti distorsivi nel mercato nel medio periodo, considerato che, tale regime opzionale, sia previsto solo per immobili fino ad una certa dimensione.


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